Ultimo giorno di vacanza. Pensavo sarei stata più nervosa, ma forse
dipende dal fatto che, in realtà, domani non è il vero inizio della
scuola. Iniziano le prime riunioni e scartoffie, ma la vera partenza,
quella con le classi, sarà solo il 15 Settembre.
Perciò la sfida è ancora relativamente lontana.
Mi sento incerta e dubbiosa come quando mi preparavo a rientrare al
lavoro dalla maternità, dopo la pausa/full immersion in pannolini,
pianti, pappe e turbine emotivo post-partum e post-esaltazione
genitoriale.
Non posso fare a meno di pensare che insegnare sia una sorta di
specialità “sportiva”, nella quale l'allenamento e il fiato sono
fondamentali. O forse c'è anche un po' dell'abile pescatore, che sa
quali ami ed esche usare e sente al tocco quanto mulinello lasciare
andare o trattenere. Be', di qualunque sport si tratti, le lunghe
pause possono essere deleterie.
A meno che insegnare non sia come andare in bicicletta, nel qual
caso, come si suol dire, una volta imparato non si scorda più. O si
dice così del primo amore?
Oltre alla paura di essermi rammollita, c'è anche la consapevolezza
che, volente o nolente, 18 mesi all'estero mi hanno un po' cambiato,
rendendomi indigeste tante piccole cose che prima accettavo come
parte integrante della mia vita. E che adesso, invece, mi vanno un
po' strette.
Come si concilierà questo con i rapporti di lavoro, la necessaria
diplomazia richiesta dal ruolo, l'ambiente asfittico che la scuola
sta diventando grazie alle politiche degli ultimi anni resta tutto da
scoprire.