mercoledì 17 maggio 2023

Corinna (parte 2)

 

Un altro oggetto mi riporta a te: una splendida camicia ricamata tono su tono, bianca, col colletto a punta della moda fine anni sessanta; aveva le doppie asole sulle maniche, per ospitare i gemelli.  Una camicia di mio padre, che mi sono accaparrata da adolescente refrattaria alla moda paninara, e che portavo, con tanto di gemelli smaltati con teste di cavallo, con una giacca di velluto, anche lei di mio padre: lui magrissimo e allampanato, aveva misure che andavano perfette per me, alta e altrettanto magra.

 Col tempo ho scoperto  che si dice androgina; allora sapevo solo che le mie non erano misure “da femmina” e così mi reinventavo con gli abiti.  Mi hanno sempre detto che la mia costituzione “è di famiglia” - pietoso eufemismo, costituzione, per connotare la figura parca di curve femminili.

Guardando le tue immagini, e cucendo insieme qualche altro aneddoto, ho capito che certi miei crucci devono anche essere stati i tuoi. Io, se non altro, ho avuto il fortunato e casuale privilegio di nascere dopo il Sessantotto, di potermi inventare un guardaroba che si adattasse al mio corpo, di potermi concedere stranezze e rigetti nei confronti della moda, cosa che non era possibile a te, ragazza e giovane donna in tempo di autarchia prima e guerra poi. 

Ma per tornare alla camicia in questione;  faceva parte del corredo da sposo di tuo figlio, acquistato completamente con i tuoi soldi, guadagnati facendo la donna delle pulizie; questo particolare è importante – i tuoi soldi -  e ci ho messo un po' a capire perchè.

La prima volta che mi è stato detto, ho pensato alla tenacia, all'orgoglio di una madre che vuole comprare le cose più belle per il figlio. Unico figlio. Le donne di famiglia raccontavano di questo bambino -  Paolo -  nato prematuro, nel 1942 - tenuto letteralmente nella bambagia perchè non prendesse freddo – in un'epoca in cui questo poteva significare davvero la morte.

E poi un bimbo gracile, tranquillo al punto che poteva stare ore accanto a te e alle zie che cucivano; non ha mai amato la confusione, infatti non è riuscito ad adattarsi alla vita da asilo infantile.

Anche da ragazzo, alle feste, non ballava, ma si occupava dei dischi, in disparte; crescendo gli era venuta un'aria da bel tenebroso – capelli ondulati e scurissimi, sguardo malinconico come il tuo – così non faceva da tappezzeria, semplicemente era l'irraggiungibile e, perciò, il più ammirato. E nelle immagini in cui siete insieme, ti vedo negli occhi uno sguardo innamorato e orgoglioso, mentre lo tieni a braccetto e lui ti sovrasta di tutta la testa e le spalle.

Certo sei stata una donna tenace; buona e tenace; e tuo figlio era una di quelle cose famose per cui avresti fatto di tutto: sacrifici, lavoro, risparmi, se si trattava di te, spese importanti, se fossero state per lui.

Però. Ci ho messo un po' a capire che c'era un però, a ricostruire nella giusta sequenza i fatti a partire dagli aneddoti: non eri vedova, non eri senza marito, ma per gran parte della tua vita di donna sposata sei stata sola... (continua)