sabato 11 aprile 2020

Di freni e camminate

Il lockdown ha significato lo stop delle mie camminate. Oddio, non solo mie, ma di tutti quelli che amano questa attività, assieme a tutti coloro che si muovo all'aperto, come ciclisti, corridori...
Quest'anno camminavo allenandomi per due obiettivi per me impegnativi: il Grande Trekking delle Apuane a Giugno (regalo a me stessa per la fine della scuola) e la Strafrancigena a Settembre (conto in sospeso dall'anno scorso, dopo l'annullamento per maltempo).
Nessuna delle due manifestazioni ci sarà quest'anno; tutto è congelato fino al 2021, quando potrò far valere le due iscrizioni.
Per allontanare la delusione – anche se me lo aspettavo – ho riprenotato l'alloggio, da qui a un anno, per il GT. Così, per provare un misero surrogato di adrenalina, ma molto annacquato dalla lontanza nel tempo.
E anche oggi, dopo la conferma della proroga del lockdown, magari inutilmente, ho aperto Booking, per studiare possibili prenotazioni per l'unica manifestazione che, prevista per fine settembre, non sia ancora stata annullata.
Qualcuno diceva che non si deve riandare al tempo felice, quando si vive un tempo non felice;
può essere pericoloso, oggi diremmo deprimente.
Fra qualche settimana, forse, cambierò idea, ma adesso mi fa piacere ripensare alle camminate che ho fatto, alla scoperta di una attività che mi fa sentire a totale mio agio.
Cominciare a camminare è stato come aprire un cassetto chiuso da tempo e trovarci dentro un oggetto dimenticato. Con una definizione molto meno poetica, camminare è stata un po' la mia “Crisi di mezza età”: riscoprire un interesse e decidere che aveva aspettato abbastanza, senza essere soddifsfatto.
Mi piace pensare che sia stato un riappropriarmi di qualcosa di mio.
So anche quando è cominciata: esattamente nel 2015, il giorno in cui ho scoperto per puro caso dell'esistenza delle maratone (42, 195 km di rigoroso cammino) sulla via Francigena.
Era un pomeriggio di maggio, in cui, al termine di una sessione di correzioni verifiche, avevo spento il cervello e vagavo su Internet. Di link in link sono capitata sul sito della manifestazione... ormai troppo tardi per partecipare a quella edizione, ma in tempo per decidere che avrei partecipato all'edizione 2016: oltretutto cadeva esattamente il giorno del mio compleanno. Più destino di così.
E da lì ho cominciato. Da tapasciona autodidatta; guardata un po' con diffidenza in casa, ma determinata al punto da essere disposta a fare tutto da sola.
Alla vigilia della partenza per Acquapendente, una collega ebbe pietà di me e mi accompagnò, senza partecipare, ma aspettandomi all'arrivo (per paura di schiattare feci solo metà percorso, pentendomi).
Ho un ricordo speciale di quella giornata, perchè ho fatto tutto quanto il percoso con un signore di Milano: io compivo 45 anni, lui 50. Aveva trovato da dormire all'ultimo grazie all'interessamento del sindaco di Acquapendente. Nessuno dei suoi amici si era dato disponibile a seguirlo nell'impresa. Erano mesi che andava al lavoro a piedi, camminando dieci chilometri tutti i giorni e di lì a poco lui e la moglie avrebbero avuto in affidamento un ragazzo.
Così ho scoperto che la voglia di fare cose nuove, non era mia prerogativa e che nel club della mezza età ci sono persone interessanti - e squinternate almeno quanto me.
A distanza di qualche anno, se ancora cammino e programmo, è perchè ho scoperto che i momenti in cui marcio, e faccio salite, e mi concentro solo sul mettere un piede davanti all'altro, mi servono per staccare, per prendere le misure di quello che mi succede, per dare aria al cervello e farlo uscire da giri viziosi di pensieri e rimuginamenti.
Adesso che tutto è fermo, che so che dovrò riprendere il fiato e la resistenza per affrontare le salite, sono contenta di una cosa: non mi sono lasciata fermare da scrupoli o paure. Quello che volevo fare l'ho fatto; alcuni dei sentieri che desideravo percorrere, li ho percorsi.
Non è stato facile nella vita di prima, fatta di scuola, figli, famiglia e impegni vari, incastrare il tempo per allenarsi e ritagliarsi le occasioni per partecipare a uscite e camminate. Sono state scelte e centellinate, ma per questo ancora più apprezzate. A volte hanno creato frizioni; a volte qualche impegno familiare mi ha fatto rinunciare.
Ma queste rinunce non fanno testo; perchè non sono state dettate da paure o sensi di colpa (potenzialmente indotti da quesiti del tipo “Ma … non ho capito, perchè vuoi andare? Fare? Che bisogno c'è?”).
Ecco: ripensare alle camminate passate è bello, perchè le ho fatte. E non ho il rimpianto di essermi frenata, per poi scoprire di aver perso un'occasione. Non ho il rimpianto di aver sprecato tempo.
Il freno è arrivato, e non l'ho scelto e comincio ad avere la sensazione di perdere tempo. “Perdere” non nel senso di buttare, perchè sto cercando di mettere a frutto anche questa quarantena, di fare in modo di imparare qualcosa di nuovo, comunque e nonostante tutto. Molto banalmente – e forse riaffiora la “crisi di mezza età” - perdere nel senso che il tempo di oggi, per me, non sarò quello del prossimo anno. Ho la percezione che non sarà scontato che io riesca semplicemente a tirare fuori dal cassetto l'iscrizione al Grande Trekking sulle Apuane, per poi percorrere 36 km e 1000 m di dislivello.
Me lo dice il ginocchio, che ogni tanto si fa sentire quando faccio ginnastica.
Me lo dicono i muscoli che impiegano più tempo ad allungarsi e si irrigidiscono più velocemente, quando sto ferma. 
Tanti piccoli campanelli... 
Farò finta di non ascoltare.
Chissà se funziona?