Il
lockdown ha significato lo stop delle mie camminate. Oddio, non solo
mie, ma di tutti quelli che amano questa attività, assieme a
tutti coloro che si muovo all'aperto, come ciclisti, corridori...
Quest'anno
camminavo allenandomi per due obiettivi per me impegnativi: il
Grande Trekking delle Apuane a Giugno (regalo a me stessa per la fine della
scuola) e la Strafrancigena a Settembre (conto in sospeso dall'anno
scorso, dopo l'annullamento per maltempo).
Nessuna
delle due manifestazioni ci sarà quest'anno; tutto è congelato fino al 2021,
quando potrò far valere le due iscrizioni.
Per
allontanare la delusione – anche se me lo aspettavo – ho
riprenotato l'alloggio, da qui a un anno, per il GT. Così, per
provare un misero surrogato di adrenalina, ma molto annacquato dalla
lontanza nel tempo.
E
anche oggi, dopo la conferma della proroga del lockdown, magari
inutilmente, ho aperto Booking, per studiare possibili prenotazioni
per l'unica manifestazione che, prevista per fine settembre, non sia
ancora stata annullata.
Qualcuno
diceva che non si deve riandare al tempo felice, quando si vive un
tempo non felice;
può
essere pericoloso, oggi diremmo deprimente.
Fra
qualche settimana, forse, cambierò idea, ma adesso mi fa piacere
ripensare alle camminate che ho fatto, alla scoperta di una attività
che mi fa sentire a totale mio agio.
Cominciare
a camminare è stato come aprire un cassetto chiuso da tempo e
trovarci dentro un oggetto dimenticato. Con una definizione molto
meno poetica, camminare è stata un po' la mia “Crisi di mezza
età”: riscoprire un interesse e decidere che aveva aspettato
abbastanza, senza essere soddifsfatto.
Mi piace pensare che sia
stato un riappropriarmi di qualcosa di mio.
So
anche quando è cominciata: esattamente nel 2015, il giorno in cui ho
scoperto per puro caso dell'esistenza delle maratone (42, 195 km di
rigoroso cammino) sulla via Francigena.
Era un pomeriggio di maggio,
in cui, al termine di una sessione di correzioni verifiche, avevo
spento il cervello e vagavo su Internet. Di link in link sono
capitata sul sito della manifestazione... ormai troppo tardi per
partecipare a quella edizione, ma in tempo per decidere che avrei
partecipato all'edizione 2016: oltretutto cadeva esattamente il giorno del mio
compleanno. Più destino di così.
E
da lì ho cominciato. Da tapasciona autodidatta; guardata un po' con
diffidenza in casa, ma determinata al punto da essere disposta a fare
tutto da sola.
Alla
vigilia della partenza per Acquapendente, una collega ebbe pietà di
me e mi accompagnò, senza partecipare, ma aspettandomi all'arrivo
(per paura di schiattare feci solo metà percorso, pentendomi).
Ho
un ricordo speciale di quella giornata, perchè ho fatto tutto quanto
il percoso con un signore di Milano: io compivo 45 anni, lui 50.
Aveva trovato da dormire all'ultimo grazie all'interessamento del
sindaco di Acquapendente. Nessuno dei suoi amici si era dato
disponibile a seguirlo nell'impresa. Erano mesi che andava al lavoro
a piedi, camminando dieci chilometri tutti i giorni e di lì a poco
lui e la moglie avrebbero avuto in affidamento un ragazzo.
Così
ho scoperto che la voglia di fare cose nuove, non era mia prerogativa
e che nel club della mezza età ci sono persone interessanti - e
squinternate almeno quanto me.
A
distanza di qualche anno, se ancora cammino e programmo, è perchè
ho scoperto che i momenti in cui marcio, e faccio salite, e mi
concentro solo sul mettere un piede davanti all'altro, mi servono per
staccare, per prendere le misure di quello che mi succede, per dare
aria al cervello e farlo uscire da giri viziosi di pensieri e
rimuginamenti.
Adesso
che tutto è fermo, che so che dovrò riprendere il fiato e la
resistenza per affrontare le salite, sono contenta di una cosa: non
mi sono lasciata fermare da scrupoli o paure. Quello che volevo fare
l'ho fatto; alcuni dei sentieri che desideravo percorrere, li ho
percorsi.
Non
è stato facile nella vita di prima, fatta di scuola, figli, famiglia
e impegni vari, incastrare il tempo per allenarsi e ritagliarsi le
occasioni per partecipare a uscite e camminate. Sono state scelte e
centellinate, ma per questo ancora più apprezzate. A volte hanno
creato frizioni; a volte qualche impegno familiare mi ha fatto
rinunciare.
Ma
queste rinunce non fanno testo; perchè non sono state dettate da paure o sensi di colpa (potenzialmente indotti da quesiti del tipo
“Ma … non ho capito, perchè vuoi andare? Fare? Che bisogno
c'è?”).
Ecco:
ripensare alle camminate passate è bello, perchè le ho fatte. E non
ho il rimpianto di essermi frenata, per poi scoprire di aver perso
un'occasione. Non ho il rimpianto di aver sprecato tempo.
Il
freno è arrivato, e non l'ho scelto e comincio ad avere la
sensazione di perdere tempo. “Perdere” non nel senso di buttare,
perchè sto cercando di mettere a frutto anche questa quarantena, di
fare in modo di imparare qualcosa di nuovo, comunque e nonostante
tutto. Molto banalmente – e forse riaffiora la “crisi di mezza
età” - perdere nel senso che il tempo di oggi, per me, non sarò
quello del prossimo anno. Ho la percezione che non sarà scontato che
io riesca semplicemente a tirare fuori dal cassetto l'iscrizione al
Grande Trekking sulle Apuane, per poi percorrere 36 km e 1000 m di
dislivello.
Me
lo dice il ginocchio, che ogni tanto si fa sentire quando faccio
ginnastica.
Me
lo dicono i muscoli che impiegano più tempo ad allungarsi e si
irrigidiscono più velocemente, quando sto ferma.
Tanti piccoli campanelli...
Farò
finta di non ascoltare.
Chissà se funziona?