Ho trovato su FB questa immagine e mi ha colpito, perchè l'ho sempre
pensato anche io che ci sono persone simili a noi, affini, e che
probabilmente non incontreremo mai.
E' uno di quei pensieri romantici in cui ci si crogiola aspettando
l'anima gemella...
E' uno di quei pensieri su cui si possono costruire storie struggenti
e strappalacrime...
Adesso che sono lontano da casa, lo sento ancora più mio.
L'ultimo post che ho scritto riguardo l'espatrio aveva un tono un po'
acidulo, mi rendo conto rileggendolo. Il fatto è che avevo una serie
di miti, o forse preconcetti, su chi vive all'estero, lontano da casa
e mi sono dovuta ricredere e ridimensionare. Soprattutto, per quanto
si tenda a sentirsi sicuri entro il proprio piccolo gruppo di
connazionali, non per questo vengono meno le differenze personali di
carattere e inclinazioni... insomma, non ci si può trovare per forza
simpatici solo perchè si proviene dalla stessa Patria.
Lo so, non è un pensiero politicamente corretto, ma è la verità e,
in fondo, non c'è niente di male, anzi... non perchè si è all'estero viene meno l'istintivo meccanismo delle simpatie e delle antipatie.
Detto questo, l'espatrio ti restituisce, a sorpresa, una manciata di
quelle persone – italiane e non – che sono state seminate a
“casso” dal destino o dalle divinità varie, questo lo devo
riconoscere.
Così è bello passeggiare per le viuzze del centro della città, in
compagnia di un'amica, ad esempio, olandese, scoprire con lei la
cucina della parte musulmana della Cina, ridere perchè si riesce a
capire che le signore cinesi stanno commentando l'altezza non comune
della tua compagna, sguazzare nelle pozzanghere cercando un caffè
che non sia Starbucks...
Così come è bello imparare ricette tipiche napoletane da quella che
è la preside della scuola in cui fai la volontaria, davanti ad un
caffè che mediamente richiede due ore di chiacchiere fitte per
essere terminato.
Citando a caso due esempi.
L'anno scorso sono arrivata qui con gli aculei e una disposizione di
spirito non proprio serena; preoccupata per l'impatto sui figli,
sentendo la mancanza del mio lavoro, sentendomi in colpa per tutto il
tempo a disposizione e in colpa per non essere al lavoro... un
delirio...
Con le mie tipiche capriole mentali mi dava perfino fastidio avere la
possibilità di fare cose, qui, con persone appena conosciute; mentre
in Italia trovarsi a prendere un caffè tra colleghe o amiche
richiedeva una programmazione di settimane, triangolando lavoro,
figli, momenti liberi, consorti, malattie e sfighe varie in
agguato...
I mesi sono passati; le ansie si sono placate e così anche gli
aculei sono rientrati. Chissà, forse ho assorbito anche un po' di
spirito zen - che non guasta in un posto dove con grandi sorrisi
spesso nascondono molto bene di non avere capito nulla di quello che
stai chiedendo, e quindi non ti arriva il cibo giusto in tavola,
oppure il taxi all'ora giusta, o simili- così ho abbandonato molte
paturnie, cerco di prendere il buono che si presenta, anche dal lato
umano, e proseguo nell'avventura.
1 commento:
che post intenso, dico sul serio, pieno della "nostra" italianità mischiata a uno sguardo, come dici tu, zen :)
si mi piace, tanto e tanto
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