Ci
sono alcune frasi ricorrenti in queste settimane di epidemia e misure
di contenimento:
“Siamo
in guerra”. “Siamo sotto assedio”.
Sì,
nei momenti di sconforto mi sento sotto assedio - guerre e assedi li
ho studiati solo sui libri e adesso la sensazione che, da un momento
all'altro, le difese possano cadere è molto forte.
Ascoltare
il telegiornale, dopo le 18.00, o leggere il resoconto della
Protezione Civile è come scorrere un bollettino di guerra: non ci
sono nomi, ma i numeri parlano, crescono continuamente.
Le
immagini dei veicoli militari che escono da Bergamo, carichi di bare,
lasciano senza parole e con un groppo in gola.
Ci
sono anche, soprattutto quando si circola sui social, invocazioni al
controllo, all'ordine, all'uso dell'esercito, in un'escalation che
immancabilmente, porta qualcuno a dire “Certo in Cina ce l'hanno
fatta: hanno la dittatura”.
Oppure,
viceversa, quando si illustrano i posti di blocco, i controlli, le
sanzioni, si insinua che si sia imboccata la china della dittatura,
che mina la libertà di circolazione dei cittadini.
Se
si segue il ragionamento, allora, l'Italia, in quanto democratica, è
destinata a veder fallire tutte queste misure restrittive. In altre
parole, noi saremmo strutturalmente incapaci di seguire una regola,
perchè democratici?
In
democrazia non si riescono ad applicare le regole, dato che ogni
provvedimento che limita le libertà sarebbe antidemocratico?
Cosa
mi irrita di questo ragionamento? Cosa c'è che mi sfugge e non
funziona?
Non
riuscivo a capirlo.
Ho
visto anche io i numeri dei controlli e delle sanzioni effettuate: il
che vuol dire che, per quanto la situazione sia critica, c'è chi non
si sente in dovere di rispettare le imposizioni.
Sorpresa:
non è che in Cina le regole si rispettino perchè sono una
dittatura. Chi pronuncia la frase fatidica lo fa sottintendendo che
il Governo ha potuto mettere in atto provvedimenti anche violenti,
estremamente lesivi della libertà personale (circolano video di
persone letteralmente caricate di peso dalle autorità, dopo essere
state sorprese all'aperto, e confinate in campi di quarantena). E noi
dovremmo invidiare questo?
I
meccanismi che portano a trasgredire i divieti – soprattutto
sull'onda del panico – sono gli stessi ovunque; le immagini dei
treni parigini, presi d'assalto dopo l'annuncio del lockdown, non
sono molto diverse da quelle della stazione di Milano o di altre
città del Nord Italia negli ultimi due weekend.
Per
spostarsi su un terreno “pacifico”, senza tirare in ballo il
Coronavirus: il rispetto della fila non è un optional solo in
Italia. Quando vivevo in Cina, avevo imparato a non lasciare mai
troppo spazio davanti a me, ad esempio, al supermercato, perchè se
no qualcuno si infilava subito. In questo non mi sentivo discriminata
come straniera; era un uso comune e il bello era che nessuno litigava
o protestava.
Nei
musei capitava che i guardiani dovessero riprendere i visitatori,
perchè salatavano le transenne messe a regolamentare gli accessi,
oppure a protezione di certi manufatti.
Da
noi, in Italia, si dice che siamo indisciplinati, o peggio
delinquiamo, perchè nessuno controlla e punisce. In Cina c'erano
controlli e punizioni, però c'erano lo stesso trasgressori. Quindi?
Io
penso che, mettendo da parte i metodi dittatoriali utilizzati, di cui
probabilmente non conosceremo mai l'esatta portata – e che francamente
non credo siano da invidiare – non consideriamo una caratteristica
dei cinesi, che ho percepito molto chiaramente e che deriva loro
dalla educazione familiare/governativa (se così vogliamo chiamarla):
vengono cresciuti nell'idea che tu debba compiere il proprio dovere,
nei confronti della famiglia e dello Stato. Sei un bravo figlio, un
bravo lavoratore, un bravo studente, un bravo cittadino e questo reca
onore ai tuoi e allo Stato, che tu, così, ricambi per le cure
ricevute. Quando penso a cosa può averli sostenuti nella loro
battaglia contro il virus, voglio pensare che entri anche questo
fattore distintivo.
E
noi? Noi che invochiamo la dittatura e consideriamo debole la nostra
democrazia, quale è la nostra caratteristica come italiani (a parte
la retorica del grande popolo, creativo, artistico etc...)?
Credo
che, purtroppo, siamo ignoranti o di memoria corta. D'altra parte,
c'è anche rimedio.
Innanzitutto,
siamo una democrazia, sì, ma ce lo ricordiamo solo quando dobbiamo
invocare i nostri diritti. Giustissimo. Se, però, facciamo uno
sforzo di memoria, ricorderemo che questi diritti sono elencati nella
Costituzione, che, però, guarda caso, contiene anche i nostri
doveri.
La
cosa meravigliosa di questo documento è che, nonostante sia stato
scritto più di sett'antanni fa, funziona anche in tempi di
coronavirus e chi teme il ritorno della dittatura - o al contrario
la invoca – dovrebbe rileggersi l'articolo 16:
“Ogni
cittadino puo` circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte
del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge
stabilisce in via generale per motivi di sanita` o di sicurezza.
Nessuna restrizione puo` essere determinata da ragioni politiche”.
Fine.
Non è un italiano difficile da capire, ci siamo dentro, tutti,
adesso. E lì c'è scritto un DOVERE, poco retorico ma fondamentale
in un momento come questo: il DOVERE di rispettare quanto stabilito
per motivi di sicurezza e sanità. (Oltre al diritto, da parte dello Stato, di controllare e sanzionare e limitare, nel caso in cui...).
Quando
si studiano le guerre mondiali si spiega ai ragazzi cosa sia il fronte
interno, cioè la “linea di combattimento” rappresentata dai
civili che, con le loro mille mansioni e resistenze, contribuivano
alla riuscita della guerra: fabbriche, coltivazioni, rifornimenti, la
posta, la sanità, i prestiti, le lettere ai soldati, le calze... Nel
frattempo i soldati combattevano in prima linea, o in trincea.
In
“trincea”, oggi, ci sono i medici, gli infermieri, i sanitari in
genere, le forze dell'ordine, i farmacisti, gli autisti delle ambulanze...
Il
cittadino medio come me, come i miei figli, come tutti quelli che se
ne stanno chiusi in casa, formano il “fronte interno”, meno
d'effetto di un hashtag, più duro da portare avanti.
Ecco
cosa non funziona e perchè mi rifiuto di seguire il ragionamento: ci
dimentichiamo che la democrazia è a doppio senso. Non possiamo
pretendere solo diritti.
Abbiamo anche dei doveri e chi li ha
previsti, aveva la grande certezza che non dovessero più servire i
manganelli, perchè tutti si facesse la nostra parte.
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