venerdì 8 gennaio 2021

Sinceramente vostro...

Leggere epistolari è difficile; mi sento il terzo incomodo e ci vuole impegno, perchè non si possiede il codice di comuni allusioni ed esperienze che lega gli interlocutori. Nello stesso tempo, questo è anche il bello degli epistolari, che ti costringono a seguire e raccogliere tracce, per creare una figura a tutto tondo, là dove un autore, o un personaggio pubblico, resterebbero lontani e "ufficiali", senza la carne, il respiro, (la m... direbbe Céline) che si può intravedere nelle lettere.



E' da poco che leggo Céline e ogni testo aggiunge un tassello alle impressioni che ricevo dalla sua scrittura. Può assere aggressivo, volgare, fulminante, ma sempre in un angolo continuo a sentire un punto cedevole, una brandello di pelle scoperta, con l'impressione che lo scoppiettio della scrittura, le salve di pallini lanciati a ventaglio su uomini, cose, Storia ed eventi, manie e miserie, sia un disperato tentativo di difendere la parte più vulnerabile di sè.
Anche le piccole bugie, che scrivendo possono almeno disporre di più tempo per essere smascherate, quelle che magari si dicono prima a se stessi, restituiscono l'uomo, come in questo passo. Leggerlo sapendo che l'"amica" - la povera disgraziata -  di cui l'autore sta parlando, è la donna che rimarrà con lui per tutti gli anni a venire, una volta di più, come dicevo, lascia la sensazione di spiare attraverso il buco della serratura...

"                                                                                                     11 settembre 1937
Cara Karen,
sono molto contento che venga presto a Parigi. Non vedo l'ora di rincontrarla. E' passato tanto tempo. Mi rammarico di non poterle offrire la stanza da me. Ci sta un'amica, una ballerinetta, da un po' di tempo, malata e ferita al ginocchio (era per strada).Non posso mandarla via... non adesso. Non è un'amante! Lei mi conosce - solo una povera disgraziata."

Louis-Ferdinand Céline, pag. 209-210

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