mercoledì 28 aprile 2021

… me e i miei tre punti…

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Non so bene quale sia il punto migliore per cominciare a parlare della trilogia.

In fondo un punto non c’è, così come non si deve cercare il filo ordinato e cronologico nei romanzi, che raccontano sì i viaggi di Céline, Lili e del loro incredibile gatto Bebert, prima verso la Germania, poi dal nord al sud di questa e di nuovo verso Nord, direzione Copenaghen, tra il 1944 e il 1945, ma non li narrano in quest’ordine.

Prima e dopo non sono basilari, non sono la prima preoccupazione dello scrittore, che, però, si ricorda sempre dei suoi lettori, e se ne prende cura, accertandosi che non si perdano dietro le sue divagazioni (“Al diavolo le mie considerazioni!... sto ancora ad annoiarvi!... pag. 161

Dovevo andare da Laval e vi ho condotto da Abetz… a questo pranzo… scusatemi! Pag. 229

… sono pieno di digressioni… effetto dell’età? O la piena di ricordi? Pag. 230).

Per me, più che una lettura, è stato un arrancare, in sintonia con il lento spostarsi dei protagonisti, che vivono e si muovono sotto il tiro delle bombe.

Forse l’immagine più vicina alla natura dei romanzi, come io li ho percepiti, è proprio quella di un bombardamento: esplosioni e raffiche che sconquassano il terreno, e sollevano persone, cose, mattoni, polvere, per poi placarsi – momentaneamente – e riprendere all’improvviso, quando meno ci se lo aspetta.

Le frasi sono sempre spezzettate dagli onnipresenti tre punti, che assorbono in parte congiunzioni, punteggiatura. Non ho letto analisi critiche sull’uso dei tre punti: non so come le giudichino gli esperti. Ma da piccola casalinga della letteratura, li associo ai ritmi spezzati e taglienti dei primi Futuristi. Così come le onomatopee sparse da Céline, a riprodurre bombe, scoppi, risate, fischi di treno, richiamano alle orecchie il Zang Tumb Tumb che già si era inventato Marinetti e che tutte le antologie di scuola ammaniscono a noi insegnanti. 

E così l’associazione di idee si completa.

Come in un bombardamento, dicevo,  così il narrare di Céline, alterna scoppi di ira, rancore e sarcasmo intelligentissimo e feroce - distillati in digressioni che toccano il mondo dell’editoria, la religione, la politica, i suoi propri detrattori, Tartre ovvero Sartre, detto anche il Tenia -  con il racconto sincopato delle giornate a Sigmaringen, o Zornhof – sempre sul chi va là, che non si venga avvelenati, incarcerati o uccisi – alla ricerca di una via di fuga, un modo per raggiungere, finalmente, il Nord.

 

 

1 commento:

m. ha detto...

Come diceva Eco, una vita non è sufficiente per leggere tutto. Per questo Celine non è tra le mie priorità. Ho maturato una predilezione per la letteratura femminile e alcuni insospettabili come Dostoevskij, Tolstoj e altri amici... Ciao

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